Il comitato tecnico-scientifico di Fiere Zootecniche Internazionali fa il punto
Cremona, 19 Luglio 2022 – Piena estate. Un momento delicato per gli allevamenti zootecnici, è ormai risaputo che la bovina da latte ad alta produzione è un animale molto più sensibile allo stress da caldo rispetto ad altri animali allevati, per sostenere la sua prestazione, deve dissipare una elevata quantità di calore endogeno causato dall’elevato metabolismo. Un tema che nell’estate 2022, che sarà ricordata, oltre che per la siccità, per le alte temperature, diventa ancora più significativo.
Del resto, quello dello stress da caldo è una problematica che gli allevatori affrontano da tempo e che spesso è stata dibattuta durante gli incontri che si sono svolti in occasione di Fiere Zootecniche Internazionali di Cremona, l’evento promosso da CremonaFiere e programmato quest’anno nei giorni 1, 2, 3 dicembre. Oltre alle tante soluzioni impiantistiche messe a punto negli anni, anche la gestione dell’alimentazione gioca un ruolo importante.
“La prima reazione della bovina allo stress da caldo – spiega Fabio Abeni, ricercatore Crea e membro del comitato tecnico-scientifico di Fiere di Cremona – è quella di ridurre l’assunzione di alimenti. Questo comporta la necessità di intervenire in due modi: da un lato, cercare di contenere il più possibile questa riduzione dall’altro prevedere modifiche della formulazione della dieta, che consentano di tamponare alcuni effetti negativi di questa riduzione. Inoltre, si deve porre particolare attenzione ad alcuni aspetti del comportamento alimentare della bovina: ad esempio, la tipica propensione a selezionare singole componenti della razione, per evitare l’insorgere di dismetabolie quali l’acidosi”.
L’ esperto evidenzia come in condizioni di stress termico, la formulazione di diete che contengono una maggiore percentuale di frazioni fibrose (NDF e ADF “strutturati”) possa aiutare a ridurre al minimo il rischio di acidosi ruminale. A fronte della riduzione della quantità di alimento ingerito, inoltre, è opportuna l’inclusione di grassi nelle diete ricche di fibre, perché può aiutare a mantenere l’apporto energetico a livelli adeguati per sostenere il livello produttivo della bovina, ricordando sempre la regola di ripartire questo aumento di lipidi tra più fonti.
Anche rispetto alla componente proteica della razione è opportuno assumere strategie specifiche.
“A seguito della riduzione di assunzione di alimento che si ha in condizioni di alte temperature e umidità ambientali, – chiarisce Abeni – si verifica una riduzione della assunzione di proteine da parte della bovina. L’integrazione della dieta con metionina durante lo stress da caldo, evitando alla bovina di andare in carenza per questo aminoacido essenziale, induce miglioramenti della funzionalità epatica e dello stato immunitario. Analogamente, l’integrazione con niacina aiuta la riduzione della temperatura corporea, migliorando lo scambio di calore superficiale della pelle attraverso la vasodilatazione, favorendo una maggiore perdita di calore per evaporazione. Inoltre, tra i nutrienti che richiedono una particolare attenzione (quantomeno una verifica dei reali apporti) durante il periodo di maggiore stress da caldo sono il potassio e il sodio, oltre a selenio e zinco tra i microelementi. Tra le vitamine, la A, la C e la E sono particolarmente importanti per le funzioni antiossidanti”.
Ben nota è l’importanza della disponibilità di acqua – di cui ovviamente è fondamentale la qualità igienica e la temperatura – per l’importante ruolo che gioca nella termoregolazione dell’animale. “Spesso, però, – continua Abeni – sono sottovalutati alcuni aspetti collegati alla reale disponibilità di un’acqua di abbeverata idonea a supportare benessere e prestazioni di una bovina da latte ad alta produzione. In primo luogo, al fine di consentire il corretto accesso a tutti gli animali senza creare competizione (in un momento critico in cui questa può risultare ancora più deprimente per le prestazioni delle bovine non dominanti nel gruppo), è importante il corretto dimensionamento degli spazi per l’abbeverata, in quanto durante lo stress da caldo vi è una maggiore permanenza delle bovine all’abbeveratoio ad ogni abbeverata, con possibili sovraffollamenti (soprattutto in alcuni momenti della giornata), che aumentano il disagio percepito soprattutto dai capi non dominanti”.